La grande crisi dei piccoli negozi

Via il pizzicagnolo, via il fruttivendolo e adesso via anche i venditori di elettrodomestici. Nei centri storici, come nelle periferie, c’è un mondo che già da qualche anno sta cambiando volto. È quello dei piccoli negozi al dettaglio che almeno fino alle otto di sera animano le vie, le presidiano con le loro luci e la loro presenza, offrono un servizio e sono anche punto di riferimento per la vita del quartiere.
Soltanto nel primo trimestre di quest’anno 13.315 hanno abbassato le saracinesche per sempre. Il saldo è pesantemente negativo in assoluto, ma lo è anche rispetto all’anno prima, quando era stato di meno 11.183. «Si è accentuato un trend in corso ormai da qualche anno – interpreta Mariano Bella, direttore del centro studi di Confcommercio –. Analizzando i dati sul medio lungo termine, nel periodo 2002-2007 il settore più colpito è stato quello degli elettrodomestici e dell’elettronica di consumo. I piccoli negozi sono quasi 6mila in meno, soppiantati dalle grandi catene specializzate che hanno aperto a ridosso del centro storico e li hanno sostituiti».
Non va meglio al fruttivendolo o al macellaio. Di piccoli dettaglianti di frutta e verdura, prendendo gli ultimi cinque anni, se ne contano 1.922 in meno, di esercizi alimentari specializzati 4.789, di macellerie 2.865. Saranno i ritmi di vita e le abitudini che cambiano, o semplicemente il portafoglio meno pesante, ma la spesa non si fa proprio più nel negozietto vicino a casa.
«Lo scenario è profondamente negativo e quest’anno segnerà un’inversione di tendenza molto preoccupante – rileva Mauro Bussoni, dirigente nazionale Confesercenti –. Per la prima volta dalla riforma del settore commerciale partita nel 1998, il bilancio tra le chiusure e le nuove aperture si annuncia marcatamente negativo». Nella sua interpretazione Mariano Bella osserva che «dal 1998 in poi abbiamo assistito a un fenomeno di sviluppo ed efficienza del commercio al dettaglio che ha avuto due effetti – spiega Bella –. Il primo è stato una riduzione dei soggetti deboli che lavoravano nel commercio, il secondo l’aumento del giro d’affari per punto vendita. È stato un processo doloroso ma connaturato alle caratteristiche di un mercato libero dove i marginali e meno efficienti vengono espulsi».
Il saldo negativo del primo trimestre 2008 è un segnale che conferma la crisi dei consumi, ma è anche l’effetto della riforma varata dieci anni fa dall’ex ministro Pierluigi Bersani che, tra l’altro, aveva liberalizzato le licenze per i piccoli negozi ridando slancio agli investimenti. Con la crisi il processo si è arrestato cancellando migliaia di negozi e «creando anche dei seri problemi di controllo del territorio in molte città – aggiunge Bussoni –. Il commerciante è stato per molti anni una figura centrale del quartiere. Oggi invece, con il proliferare di strutture distributive organizzate, questo rapporto organico si è spezzato. I maggiori problemi di sicurezza sono avvertiti proprio nei quartieri con composizione sociale medio-alta, dove atti vandalici e microcriminalità sono in aumento anche del 50% secondo i nostri monitoraggi».
Se i piccoli negozi sono in crisi profonda, ci sono però formule distributive che si espandono. Tra il 2006 e il 2007 il franchising, l’affiliazione commerciale, ha fatto registrare (dati Assofranchising) una crescita del 5% del giro d’affari a quota 21,1 miliardi di euro. I punti vendita affiliati ai grandi network sono oggi circa 53mila (+7%) e danno lavoro a 183mila addetti (+3,5%). Molti piccoli operatori commerciali hanno chiuso la loro attività indipendente e si sono associati a network commerciali, per abbattere i rischi dell’attività d’impresa. Risulta in espansione anche la vendita porta a porta: secondo l’associazione di settore, l’Avedisco, nel primo trimestre 2008 i ricavi hanno raggiunto quota 334 milioni (+5,4%) e per l’intero 2008 si prevede di arrivare a 1,4 miliardi. Anche l’esercito dei venditori porta a porta è in continua espansione: a marzo ha raggiunto quota 230mila (+7%).
Intanto si profila il sorpasso degli ambulanti, che oggi sono circa 192mila, sui dettaglianti. Negli ultimi cinque anni, secondo Confcommercio, l’ambulantato ha accelerato facendo registrare circa 36mila operatori commerciali in più (di cui almeno 16mila nell’ultimo anno, secondo le stime del ministero dello Sviluppo economico). Nel piccolo dettaglio sono stati poco più di 35mila.

I NUMERI CHIAVE
864.372
I punti vendita
La rete commerciale in Italia alla fine del primo trimestre 2008 secondo le rilevazioni Confcommercio
192mila

Gli ambulanti
Numero di imprese distributive su area pubblica in attività all’inizio del 2008 sulla base delle stime del ministero dello Sviluppo economico
21,1

L’affiliazione
l giro d’affari 2007, in miliardi di euro, delle reti di distribuzione in franchising secondo Assofranchising
+5,4%

Le vendite dirette
Tasso di crescita del fatturato delle vendite porta-a-porta nei primi tre mesi di quest’anno in base alle stime dell’Avedisco

Articolo del Sole 24 Ore dell’ 8 luglio 2008
Cristina Casadei
Vincenzo Chierchia
MILANO