OLO: Il Colore che Non Doveva Esistere

OLO: Il Colore che Non Doveva Esistere

Un nuovo orizzonte nel packaging design sensoriale.

Nel mondo del colore, credevamo di aver visto tutto. E invece no. Oggi, un team di ricercatori dell’Università della California, Berkeley, ha svelato OLO (probabile nome dato a un non colore “rubando” le prime 3 parole di OLOgrafia, una particolare tecnica di registrazione di immagini tridimensionali, che crea un’illusione di profondità su una superficie bidimensionale. L’olografia si basa sull’interferenza di due fasci di luce laser, uno che illumina l’oggetto e l’altro di riferimento.) OLO è un colore mai percepito prima d’ora. Non una variazione, non una sfumatura: un colore che sfida i limiti biologici della vista umana. Un verde-bluastro, ipersaturo, brillante come un sogno sintetico. È stato definito “più saturo di qualsiasi colore visibile nel mondo reale”. Il suo nome è già leggenda.

Design che inganna la vista, ispira la mente

Nel laboratorio, solo cinque persone hanno visto OLO grazie a un dispositivo laser capace di attivare selettivamente i coni M della retina – quelli che normalmente lavorano insieme agli altri recettori del colore. Stimolandoli in isolamento, il cervello genera una percezione cromatica che semplicemente non esiste in natura. Ma ciò che conta per il packaging non è la realtà oggettiva: è l’effetto percettivo, emozionale, l’impatto.

 

OLO non è solo un colore, è un concetto

Pensalo come un invito a creare. Non serve riprodurlo fedelmente – non si può. Ma si può evocare. “OLO” è un’idea. Un packaging ispirato a OLO parla di innovazione impossibile, di esperienze percettive estreme, di realtà aumentata visiva. È uno stimolo a osare texture cangianti, vernici ottiche, iridescenze fluide. È storytelling multisensoriale, dove il colore è anche narrazione.

Applicazioni future

Immagina un brand beauty che promette una “visione alternativa della pelle”. O una linea tech che gioca con il concetto di realtà aumentata visiva. Oppure un pack per una bevanda futuristica con un’etichetta che cambia colore in base all’angolazione, “come se contenesse OLO”.

E se pensi che sia solo fantascienza, sappi che il dispositivo Oz usato nello studio è già oggetto di ricerca clinica: un giorno potrebbe restituire il verde e il rosso a chi vive nel mondo in bianco e nero del daltonismo.